trama, recensioni, curiosità

Giugno/Luglio/Agosto 2021

 

Il romanzo L'amica geniale è suddiviso in due parti, "Infanzia" e "Adolescenza", ed è dedicato alla storia di due bambine, Elena (Lenù) e Raffaella (Lila), di un quartiere della periferia di Napoli. Entrambe molto intelligenti, insofferenti delle rigide regole di comportamento del rione dove abitano, negli anni dell'infanzia si legano di un'amicizia stretta; con la fine della scuola elementare, però, le loro vite si separano, perché per ragioni economiche il padre di Lila, calzolaio, non può farle proseguire gli studi; il padre di Lenù, usciere comunale, riesce invece a permettere alla figlia di continuare alla media, poi al ginnasio. I percorsi delle due ragazzine continuano però ad intrecciarsi, la loro amicizia si fa via via più conflittuale e si trasforma ancor più quando intervengono le prime complicazioni sentimentali. L'ultima pagina narra il matrimonio di Lila con Stefano Carracci.

Il libro si apre con le poche pagine del prologo ("Cancellare le tracce"), che con forte prolessi narrativa presenta un adulto, figlio di Lila, che chiede invano aiuto a Lenù per ritrovare la madre, improvvisamente scomparsa senza lasciare traccia.

La narrazione è condotta in prima persona da Elena; attraverso il suo sguardo si scopre una folla di personaggi, una quantità di ambienti e di usanze, di una Napoli che dalle difficoltà del dopoguerra si apre progressivamente a un modesto benessere, incoraggiato o minacciato dalla presenza della malavita.

L’amica geniale appartiene a quel genere di libro che si vorrebbe non finisse mai. E infatti non finisce. O, per dire meglio, porta compiutamente a termine in questo primo romanzo la narrazione dell’infanzia e dell’adolescenza di Lila e di Elena, ma ci lascia sulla soglia di nuovi grandi mutamenti che stanno per sconvolgere le loro vite e il loro intensissimo rapporto. La storia si dipana nei volumi successivi, per raccontarci la giovinezza, la maturità, la vecchiaia incipiente delle due amiche.

L'autrice: Elena Ferrante

 

Una delle ”teorie” più accreditate su Elena Ferrante è quella che la identificherebbe in Anita Raja, moglie dello scrittore Domenico Starnone, ma ancora resta un mistero e qualcuno ipotizza anche che Elena Ferrante possa non essere una donna. Tra le ipotesi alternative alla Raja c’è il marito Starnone, accreditando così la teoria che Elena Ferrante possa essere un uomo. Tra i possibili Elena Ferrante si annoverano anche i nomi di Marco Santagata, Goffredo Fofi e gli editori di Edizioni e/o Sandro Ferri e Sandra Ozzola.

Di Elena Ferrante sappiamo che è napoletana di nascita, che è nata all’inizio degli anni 40′ e che è ormai sulla scena letteraria da oltre venticinque anni. Il primo romanzo risale al 1992 e si intitola ”L’amore molesto” che riscuote un discreto successo ma che non è neanche lontanamente paragonabile al successo dei quattro romanzi della saga de ”L’amica geniale” che ha reso Elena Ferrante famosa nell’ambiente letterario italiano. È con L’amica geniale che è iniziata la caccia alla vera identità dell’autrice napoletana.

Tra ”L’amore molesto” e ”L’amica geniale” ci sono numerose altre opere che hanno poi ispirato film come ”I giorni dell’abbandono” di Roberto Faenza ispirato all’omonimo romanzo di Elena Ferrante.

Non è facile spiegarsi il perché della scelta dell’anonimato, sicuramente il mistero sulla sua reale identità ha fatto sì che la curiosità intorno a Elena Ferrante sia cresciuta molto negli anni, andando di pari passo con la passione dei lettori per le sue storie e per la sua sapiente scrittura che, al di là di tutto, è alla base del suo successo.

Aprile/Maggio 2021

Un autore tormentato dai versi di Dante, il cui segreto insegue da tutta la vita. Un amore che diventa ossessione, e lo spinge ad attraversare l'Europa sulle tracce del Poeta. In un remoto borgo dell'Alta Baviera, dopo anni di studi e riletture febbrili, sente il bisogno di raccontare: scrive dei thriller, scopre il successo e il grande pubblico. Ma l'ossessione continua. E lui decide di alzare la posta, lanciandosi nella sfida più difficile che un autore possa affrontare: riscrivere il più grande capolavoro della nostra letteratura, presentandolo ai lettori come un romanzo contemporaneo. Una sfida che attraversa sette secoli, un'avventura nella vita dell'uomo Dante e nei misteri della sua opera, che continua ad affascinare per la sua straordinaria modernità. Con l'energia e la raffinatezza di un narratore esperto, Francesco Fioretti ci conduce nell'Inferno dantesco come nel viaggio più incredibile di tutti i tempi, un viaggio che ha per destinazione il Male assoluto. Girone dopo girone, cerchio dopo cerchio, l'Inferno si dischiude con i suoi enigmi e le sue profondità, in un'ambiziosa operazione letteraria che racconta il Capolavoro dantesco mostrandolo ai lettori di oggi in tutta la sua spettacolare potenza.

L’autore ci presenta uno dei più grandi capolavori della letteratura italiana come un romanzo contemporaneo, rinunciando alla struttura poetica in terzine e proponendoci una prosa che, però, assorbe elementi attuali. Quando, per esempio, Dante, Virgilio e Chirone passano accanto ai tiranni e li vedono immersi fino alle ciglia nel sangue (l’eterna pena che devono scontare per aver affondato le mani negli averi e nel sangue dei loro popoli), la voce narrante si lancia in una riflessione e ci dà un’opinione che è difficile non condividere:

Fossero passati adesso, avrebbero visto anche tutti i dittatori del Novecento, crudeli come i loro predecessori, ma dotati di strumenti di morte infinitamente più terrificanti.

 

(…)

 

L'autore: Francesco Fioretti

 

Francesco Fioretti (Lanciano, 1960) è uno scrittore di origini siciliane e apulotoscane. Si è laureato in Lettere a Firenze e ha insegnato in Lombardia e nelle Marche. Ha collaborato per dieci anni con un editore scolastico milanese e ha poi deciso di approfondire gli studi danteschi presso l’Università di Eichstätt in Germania. Ha pubblicato saggi critici e antologie scolastiche.

Il libro segreto di Dante (Newton Compton 2011) è il suo primo romanzo, cui hanno fatto seguito Il quadro segreto di Caravaggio (Newton Compton 2012), La profezia perduta di Dante (Newton Compton 2013), La biblioteca perduta di Leonardo (Piemme, 2018).

Febbraio/Marzo 2021

Barcellona, XIV secolo.

Nel cuore dell'umile quartiere della Ribera gli occhi curiosi del piccolo Arnau sono catturati dalle maestose mura di una grande chiesa in costruzione.

Un incontro decisivo, poiché la storia di Santa Maria del Mar sarà il cardine delle tormentate vicende della sua esistenza. Figlio di un servo fuggiasco, nella capitale catalana Amau trova rifugio e quella sospirata libertà che a tutt'oggi incarna lo spirito di Barcellona, all'epoca in pieno fermento: i vecchi istituti feudali sono al tramonto e mercanti e banchieri in ascesa, sempre più influenti nel determinare le sorti della città, impegnata in aspre battaglie per il controllo dei mari. Intanto l'azione, dell'Inquisizione minaccia la già non facile convivenza fra cristiani, musulmani ed ebrei... Personaggio di inusuale tempra e umanità, Arnau non esita a dedicarsi con entusiasmo al grande progetto della "cattedrale del popolo". All'ombra di quelle torri gotiche dovrà lottare contro fame, ingiustizie e tradimenti, ataviche barriere religiose, guerre, peste, commerci ignobili e indomabili passioni, ma soprattutto per un amore che i pregiudizi del tempo vorrebbero condannare alle brume del sogno...

L’inizio è narrativamente forte ed è determinante per i nostri protagonisti. Il contadino, Bernaut Estanyol, è costretto alla fuga verso Barcellona con suo figlio, il piccolo Arnau, mentre sua moglie Francesca viene “rapita” dal signore feudale…

Barcellona e la cattedrale di Santa Maria del Mare, la cui costruzione è appena iniziata, ecco i veri protagonisti del romanzo.

Attorno alla città e alla nuova costruzione si intrecciano numerosi altri personaggi e vicende.

Il romanzo quindi ha una andamento episodico, che ha permesso all’autore di raccontare davvero tante cose sulla vita nel Medioevo.

 

L'autore: Ildefonso Falcones

Avvocato specializzato in Diritto civile, noto come autore del romanzo storico La catedral del mar (La cattedrale del mare), pubblicato nel 2006 a Barcellona. Il libro ha riscosso subito un successo strepitoso, vendendo 250.000 copie in appena due mesi e comparendo, verso settembre, sul mercato internazionale con diverse traduzioni. Grazie a La catedral, Falcones vince diversi premi letterari, tra i quali nel 2007 il Premio Letterario Giovanni Boccaccio in Italia, dove è pubblicato da Longanesi.

Scrive Simonetta Fiori su La Repubblica (27 gennaio 2007):

«Un nome da hidalgo e modi molto concreti da avvocato di lungo corso, Falcones ha 47 anni, è figlio di un militare, e non ama la Spagna "zapatera". Il suo romanzo d'esordio, "La cattedrale del mare", ha venduto solo in patria quasi un milione di copie e ora si prepara a insidiare i vari King e Crichton nelle classifiche d'una ventina di paesi.»

Nel 2009 pubblica il suo secondo romanzo, La mano de Fátima, edito in Italia nel 2009, mentre nel 2013 è la volta del suo terzo romanzo intitolato La reina descalza. Nel 2016 arriva in libreria Gli eredi della Terra, una sorta di seguito del primo romanzo. Nel 2017, dal canale spagnolo Antena 3, viene prodotta la serie televisiva tratta proprio da La cattedrale del mare, trasmessa in Italia su Netflix.

La serie TV

La cattedrale del mare (La catedral del mar) è una serie televisiva spagnola trasmessa su Antena 3 dal 23 maggio al 18 luglio 2018[1] ogni mercoledì alle 22:50, con un totale di 8 puntate, ed è stata anche trasmessa su TV3 dal 27 agosto al 9 ottobre 2018.

 

La serie, basata sull'omonimo romanzo scritto da Ildefonso Falcones, segue un servo della gleba che vuole cambiare il suo destino[2].

 

In Italia, la serie è stata interamente distribuita su Netflix il 1º settembre 2018. È stata trasmessa in chiaro, ogni martedì in prima serata su Canale 5 dal 19 maggio al 9 giugno 2020 con due episodi a settimana, con un totale di 4 puntate.

Titolo originale La catedral Del Mar, Paese Spagna 2018, Formato serie TV, Genere storico, drammatico, in costume, Stagioni 1, Episodi 8, Durata 55 min (episodio), Lingua originale spagnolo

Regia Jordi Frades, Salvador García Ruiz, Soggetto omonimo romanzo di Ildefonso Falcones

Sceneggiatura Ildefonso Falcones, Rodolf Sirera, Sergio Barrejón, Antonio Onetti

Interpreti e personaggi,  Aitor Luna: Arnau Estanyol, Pablo Derqui: Joan Estanyol, Michelle Jenner: Mar Estanyol.

 


Dicembre 2020/Gennaio 2021

Una donna, non è un diario, non è un romanzo, né un’autobiografia,  potrebbe invece definirsi un “esercizio di autoanalisi”  in forma letteraria: probabilmente una severa, a tratti spietata, riflessione sul proprio vissuto e su come avrebbe potuto o dovuto essere. Protagonista del romanzo è il “femminismo“,  a decretarne il successo però non fu solo questa caratteristica,  ma soprattutto l’insanabile dicotomia tra la maternità vissuta in mezzo a carne e sangue («…quelle membra che erano uscite da me, io le pensava istintivamente animate dall’identico mio soffio…»), gridata, sospirata con sdolcinato ardore e la decisione finale di abbandonare all’educazione del marito ripudiato la tanto amata creatura; e l’ideale che dell’amore si va costruendo la protagonista.

L’opera fu composta tra il 1901 e il 1904 e si compone di ventidue capitoli nei quali la scrittrice rievoca in prima persona le vicende della propria vita, a partire dalla fanciullezza fino alla maturità.

 

Questo testo, edito nel novembre 1906, è il primo romanzo a trattare, in Italia, con chiarezza, il tema dell’indipendenza economica e morale della donna.

L’autrice, infatti, fu una vera pioniera, in questo senso, sia per l’argomento trattato sia per come tentò, concretamente e nella sua vita, di emanciparsi e di favorire il genere femminile del suo tempo.

Il libro fu tradotto in francese, in tedesco, in inglese, spagnolo, svedese, polacco, danese, olandese e sardo nella variante campidanese.

Totalmente autodidatta, fu lettrice appassionata e intelligente. Recensì libri e scrisse per testate giornalistiche, prettamente femminili.

Un romanzo che ogni donna dovrebbe leggere. 

 

Ubbidisci al comando della tua coscienza, rispetta sopra tutto la tua dignità, madre: sii forte, resisti lontana, nella vita, lavorando, lottando. Conservati da lontano a noi; sapremo valutare il tuo strazio d’oggi: risparmiaci lo spettacolo della tua lenta disfatta qui, di questa agonia che senti inevitabile!

L'autrice: Sibilla Aleramo

Sibilla Aleramo (pseudonimo di Rina Faccio) nasce ad Alessandria il 14 agosto del 1876 e, ancora bambina, si trasferisce con la famiglia a Milano. I primi anni della vita trascorrono però a Civitanova Marche, dove Rina, maggiore di quattro figli, vive nell’assenza della madre Ernesta - afflitta da una depressione che la porterà al tentato suicidio e poi all’infermità mentale - e vicinissima al padre Ambrogio, che le trasmette il suo ateismo e che resterà un modello di riferimento, fin quando la figlia non scoprirà il suo segreto: una relazione extraconiugale che la deluderà e la spingerà ad allontanarsi.

Sempre giovanissima, mentre la scrittura si affaccia nella sua vita, resta incinta ed è costretta a un matrimonio di facciata con un uomo mediocre e prepotente, che osteggia in tutti i modi la passione attiva che Rina nutre nei confronti del femminismo. Le pressioni dell’uomo, probabilmente, contribuiscono al tentativo di suicidio che la donna compie poco più tardi. Questo, insieme all’imposizione del marito di lasciare Milano, dove Rina dirige L’Italia femminile firmandosi Favilla, dopo aver scritto su Vita internazionale e Vita moderna, la spinge a rompere il matrimonio e a lasciare, dolorosamente, e contro la sua volontà, il figlio, per cui nutre un amore profondo e sincero. Così, nel 1902, l’autrice si trasferisce a Roma, dove avviene l’incontro decisivo col direttore della Nuova antologia: Giovanni Cena che, romanziere e poeta, sceglie per lei lo pseudonimo di Sibilla Aleramo, rifacendosi alla «terra d’Aleramo» evocata da Carducci in Piemonte. Cena, a differenza del marito, la incoraggia e la fa sentire amata, condividendo l’abnegazione con cui Rina si impegna nel sociale, aiutando, ad esempio, i bambini bisognosi del quartiere di Testaccio.  Insieme al nuovo compagno, che ha una grande influenza sulla sua produzione letteraria, l’autrice presiede uno dei principali salotti romani e, nel 1906, pubblica quella che è considerata, ancora oggi, la sua opera cruciale: Una donna. Il rapporto che più nella vita dell’autrice ha assunto un che di leggendario, resta però quello con il poeta Dino Campana, si tratta di un amore turbolento e breve, che però sconvolge l’ambiente letterario, soprattutto per le parole orribili con cui Campana, prima di essere internato, si esprime sull’amante. La stessa Sibilla non stenta a raccontare quei giorni folli e febbrili ne Il passaggio (1919), l’autobiografia romanzata che, a dispetto delle sue enormi aspettative, viene giudicata indecente. Alla loro relazione s’ispira, inoltre, il film Un viaggio chiamato amore, che esce nel 2002 con la regia di Michele Placido. 

La vita si complica con l’avvento del Fascismo: Sibilla, infatti, è nota per le sue posizioni socialiste, frequenta un deputato coinvolto nel progetto di uccidere Mussolini nel 1925 e, per questo, viene arrestata perché tacciata di complicità. La donna, alla fine, viene rilasciata, ma quanto accaduto segna la fine della sua carriera giornalistica.

 

Gli anni successivi sono segnati da nuovi incontri, come quello con Goffredo Parise, a cui l’autrice dedica Amo dunque sono (1927). Nel 1936, invece, la scrittrice conosce il giovane Matacotta, cui resta legata per dieci anni, come descritto nei diari che l’accompagneranno fino alla morte e come si evince dalla raccolta di poesie Selva d’amore. Della produzione poetica dell’autrice vanno poi ricordati Aiutami a dire e Luci della mia sera, emblematici della sua fede comunista. Nel 1959 Sibilla Aleramo viene ricoverata in clinica, dove muore il 13 gennaio del 1960.


Ottobre/Novembre 2020

Qualcuno con cui correre è un romanzo di David Grossman pubblicato nel 2000.

Racconta della storia di una ragazza, Tamar, il destino della quale verrà legato a quello di un giovane sconosciuto, Assaf. È una storia di droga, di riabilitazione, di amicizia, di amore fraterno e giovanile.

Assaf, un ragazzo di sedici anni impacciato e con poca autostima, lavora durante l'estate nel municipio di Gerusalemme, e un giorno gli viene assegnato il compito di trovare il padrone di un cane femmina di nome Dinka, per consegnargli una multa da pagare. Assaf si affezionerà alla cagna, che lo porterà a conoscere prima una vecchia suora di clausura, Theodora, poi una donna proprietaria di un ristorante, Leah, dei ragazzi drogati e altre persone, tutte aventi in comune l'amicizia con la padrona di Dinka: Tamar, le cui vicende sono raccontate a capitoli alterni ma di un mese precedenti a quelle di Assaf. Tamar è impegnata nella ricerca del fratellastro Shay, che è finito nel giro della droga e ora è alle "dipendenze" di Pessah, un uomo che sfrutta ragazzi aventi qualsiasi talento (quello di Shay di suonare, in seguito anche quello di cantare di Tamar) per farli lavorare in strada e utilizzare i loro guadagni, dandogli in cambio vitto e alloggio, ma soprattutto una fornitura costante di droga, che fa sì che i ragazzi non possano andarsene dalla casa di Pessah. Tamar ha progettato un particolare piano con mesi di anticipo, pensando a come scappare di casa per un mese, a come farsi reclutare da Pessah e diventare a sua volta un'artista di strada (sfruttando il suo incredibile talento), per ritrovare il fratello, scappare con lui e poi disintossicarlo, affrontando anche il difficile periodo della crisi d'astinenza. Il romanzo procede con la vicenda di Tamar e la ricerca di questa da parte di Assaf. Il ragazzo scoprirà di avere molto in comune con la mitica proprietaria di Dinka, e alla fine i due si incontreranno proprio mentre Tamar sta cercando di far disintossicare il fratello. La loro fuga e il relativo tentativo sono disperati e pericolosi, in quanto prima Tamar e Shay e poi anche Assaf verranno inseguiti dagli scagnozzi di Pessah, che non vuole perdere il miglior chitarrista che gli sia mai capitato. Alla fine, il migliore amico di Assaf nonché ex fidanzato di sua sorella farà catturare Pessah e i suoi uomini, e Shay potrà tornare a casa cercando di riappacificarsi con i genitori, mentre tra Assaf e Tamar si instaurerà un rapporto d'amicizia e amore, basato sulla scoperta reciproca e l'amicizia e rispetto veri.

L'autore: David Grossman

Il padre di David Grossman immigrò in Israele all'età di nove anni, proveniente dallo shtetl di Dynów, in Galizia; autista di autobus, per motivi di salute fu incaricato di dirigere la biblioteca dell'azienda di trasporti, ed è lì che David ha iniziato, sin da bambino, la sua passione per la lettura e la letteratura, avvicinandosi precocemente a quella che sarebbe stata la sua futura professione; ed infatti all'età di nove anni, Grossman vinse una competizione nazionale sulla conoscenza dell'opera di Sholem Aleichem, successivamente lavorò come attore e come corrispondente per la radio Kol Israel, il servizio radiofonico di stato israeliano. È stato anche uno dei presentatori di חתול בשק (hatul be-saq, "Gatto nel sacco"), un programma per bambini trasmesso dal 1970 al 1984. Nello stesso programma fu trasmesso, sotto forma di dramma radiofonico, il suo libro Il duello. Insieme a Dani Eldar, ha condotto la popolare serie radiofonica Stutz (in Yiddish: "che può accadere"). Il suo rapporto con la radio di stato israeliana cessò bruscamente nel 1988, quando fu licenziato per aver confermato di essere ateo, e per le proprie posizioni politiche.

Grossman ha studiato filosofia e teatro all'Università Ebraica di Gerusalemme. Nel 1984 ha vinto il Premio del Primo Ministro per il Lavoro Creativo.David Grossman è considerato tra i più grandi scrittori e romanzieri contemporanei, noto per il suo stile semplice ed avvincente.

Tra i suoi libri di maggior successo vanno ricordati Qualcuno con cui correre e Ci sono bambini a zig zag, storie che se lette superficialmente possono sembrare destinate ad un pubblico di giovanissimi, sebbene tocchino temi profondi e universali.

Di forma decisamente più sperimentale sono invece altri romanzi, come Che tu sia per me il coltello o Vedi alla voce: amore; quest'ultimo in particolare, considerato il suo capolavoro, è un'opera dalla complessa architettura e dalla grande originalità stilistica, che attraverso mezzi espressivi inusuali, salti temporali, viaggi fantastici e personaggi singolari, racconta la Shoah vista dagli occhi e dalla fantasia di un bambino figlio di sopravvissuti.

Altrettanto ambizioso è A un cerbiatto somiglia il mio amore, dove, attraverso la storia di una madre che per salvare il figlio impegnato in un'incursione militare in Libano si mette in viaggio in compagnia del suo ex amante e compagno d'armi del marito, viene ripercorsa la storia di un'intera nazione, con le sue contraddizioni e fragilità.

Il vento giallo, il suo efficace saggio sulla popolazione palestinese nei territori occupati dagli israeliani in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, è stato accolto con calore all'estero e ha innescato dibattiti e polemiche nel suo paese.

Il film

Orig.: Israele (2006) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di David Grossman - Scenegg.: Noah Stollman - Fotogr.(Panoramica/a colori): Yaron Scharf - Mus.: Ran Shem Tov - Montagg.: Ron Omer - Dur.: 117' - Produz.: B&K Film Productions, JCS Production.

Interpreti e ruoli

Bar Belfer (Tamar), Yonatan Bar Or (Asaf), Yuval Mendelson (Shai), Rinat Matatov (Shelly), Tzahi Grad (Pesach), Danny Steg (Tzahi), Neomi Polani (Theodora), Rami Davidoff (Yonatan), Smadar Jaaron . (Lea)

Soggetto

A Gerusalemme il sedicenne Assaf si vede affidato il curioso compito di ritrovare il proprietario di una cagna abbandonata di nome Dinka. La ricerca porta Assaf in luoghi della città impensati e a contatto con strani personaggi. La vicenda di Assaf si incrocia così con quella della sua coetanea Tamar, solitaria e con una bellissima voce, che un mese prima era scappata di casa con la sua cagna nel tentativo di salvare il fratello Shai, musicista dedito alla droga. Dopo innumerevoli peripezie, Assaf incontra Tamar, la aiuta a recuperare Shai, e poi insieme provano a vivere meglio il sentimento che tra loro sta nascendo.

 


Gennaio / Febbraio 2020

Sebastiano Vassalli (1941-2015), pubblica La chimera, con cui vince il Premio Strega, nel 1990. Si tratta di un romanzo storico, che per trama e stile riscuote da subito notevole successo e diventa, in breve tempo, un classico della letteratura italiana contemporanea, letto in tutte le scuole.

Il testo segue i vent’anni di vita di un’esposta, Antonia, dalla sua nascita alla sua morte sul rogo, avvenuta intorno al 1610. Con questa storia Vassalli vuole raccontare ai suoi lettori la genesi di un pregiudizio, attingendo a piene mani dalle carte processuali della vera Antonia, realmente vissuta nelle valli della Bassa e processata per stregoneria, come tante sue coetanee nello stesso secolo. La caccia alle streghe, infatti, è un fenomeno che si sviluppa in Europa tra XV e XVIII secolo e che in Italia ha il suo apice nell’area settentrionale, in particolare tra Lombardia e Piemonte.

La “chimera” del titolo rimanda da un lato al profilo del Monte Rosa, che immobile osserva lo svolgersi delle scellerate vicende umane nella pianura nei pressi di Novara, dall’altro alle invenzioni oniriche che esistono solo nella fantasia: tali sono infatti, nonostante la storia degli inquisitori pretenda di insegnare qualcosa di diverso, le magie, i sacrifici rituali e le streghe.

Nella prefazione al romanzo, Vassalli, riferendosi a un’esperienza del poeta Dino Campana, chiama il Monte Rosa, che svetta sopra Novara, “chimera” perché, con i suoi picchi, sembra inafferabile e lontano. “Chimera” ha dunque l’accezione di qualcosa di cui si avverte la presenza senza che esista veramente.

Qui, nei pressi del Monte Rosa, si trovava Zardino, un villaggio che pare sia stato spazzato via da un alluvione del fiume Sesia a metà del VII secolo o dalla peste che falcidiò il nord Italia nel 1630. Ed è a Zardino che visse realmente e fu condannata a morte per stregoneria una ragazza di nome Antonia.

Vassalli ritiene importante narrarne la vicenda, partendo dalle carte del tribunale e ricostruendo romanzescamente la sua storia personale, per capire questo nostro tempo presente. Un presente che è costretto nel rumore e nelle ansie individualiste e che può essere interpretato solo alla luce di quelle vicende passate, ormai dimenticate, che ne hanno segnato l’evoluzione e che ne sono l’ideale archetipo.

La chimera è dunque il lungo racconto della nascita di un pregiudizo: per questo motivo non vengono narrati solo gli ultimi anni della vita di Antonia, ma ne seguiamo tutto il percorso esistenziale, da quando, appena nata, viene portata a San Michele. Caratteristiche di Antonia sono, fin dal principio del romanzo, il suo buon cuore e la sua bellezza. In particolare la bellezza sarà fatale alla ragazza e innescherà il complesso meccanismo di invidie che sfocerà nella denuncia per stregoneria: da un lato abbiamo gli uomini di Zardino, ricchi e meno ricchi, che innamorati di Antonia la chiedono in moglie e vengono sistematicamente rifiutati per un non meglio definito camminante; dall’altro le donne, che si vedono preferire questa ragazza che fa mostra della propria bellezza con una sfacciataggine ingenua, senza intuirne mai davvero la carica, e non possono perdonarglielo. Oltretutto Antonia dona il braccio agli sfruttati, non sta mai dalla parte del carnefice, del potente, ma predilige coloro che, minorati nel fisico o nella mente, non riescono a difendersi.

L’accusa di stregoneria, dunque, è un mezzo per una vendetta, forse addirittura inconscia, di un gruppo di carnefici ignoranti e suggestionabili e si inserisce in un modo di pensare, socialmente e storicamente identificabile, che coincide con la pratica della caccia alle streghe. Quella dei processi di stregoneria è una pratica, infatti, che si sviluppa in Europa a partire dagli inizi del 1300, ossia da quando la stregoneria - termine con cui si intende una vasta e spesso nebulosa e pretestuosa serie di azioni, che vanno dalla coltivazione di piante curative ai sabba satanici - è equiparata all’eresia.

La caccia alle streghe verrà praticata fino alla fine del XVIII secolo, ma è in quegli anni, immediatamente successivi alla riforma luterana, in cui la Chiesa cattolica sta combattendo per rivendicare la suprema validità della propria dottrina, che gli Inquisitori si danno maggiormente da fare, arrestando e condannano eretici e donne (ma anche uomini) dedite alla stregoneria. Le ipotetiche streghe, dunque, vengono processate dal Santo Uffizio secondo una precisa legislazione e per questo motivo gli atti di molti procedimenti sono potuti giungere fino a noi. Tuttavia i processi restano sommari, le donne accusate vengono torturate al fine che ammettano il falso nella speranza di una rapida cessazione del supplizio e le testimonianze vengono pilotate in funzione del risultato auspicato dall’Inquisitore: la morte dell’accusata.

La chimera di Sebastiano Vassalli, dunque, presenta una narrazione che pur non essendo “vera” in ogni suo aspetto è tuttavia assolutamente “veritiera”. La vicenda di Antonia, infatti, affonda le sue radici nella storia e diventa strumento sia per meglio comprendere una terribile pratica rimasta in uso per secoli nel nostro paese, sia per riflettere sull’evoluzione, spesso inconscia e per questo ancora più incontrollata, di irrazionali forme di pregiudizio.

L'autore: Sebastiano Vassalli

Sebastiano Vassalli è nato a Genova nel 1941 ma fin da piccolo ha vissuto a Novara. Tra gli anni ’60 e ’70, nei quali ha svolto attività di insegnante, ha partecipato, anche come pittore e fondando riviste quali “Ant. Ed.” e “Pianura”, alle vicende della cosiddetta neoavanguardia nell’ambito del Gruppo 63. ha esordito con testi poetici affermandosi con alcune prose sperimentali  travasando nella pagina, attraverso un furore linguistico e una satira culturale, le inquietudini politico-sociali di quegli anni. Rispetto a queste esperienze giovanili, Abitare il vento del 1980 segna il primo tentativo di un distacco e di una svolta. Il protagonista, come nel successivo Mareblù, si sente incapace di cambiare il mondo con metodi trasgressivi e rivoluzionari. Vassalli cerca quindi nuovi personaggi o, meglio, una letteratura pura e una dimensione esistenziale anch’essa pura, come la fanciullezza, che è al centro della ricerca delle origini della società odierna nel romanzo L’oro del mondo, ambientato nel dopoguerra. L’investigazione letteraria delle radici e dei segni di un passato che illumini l’inquietudine del presente  è quindi approdata prima al Seicento con La chimera, un successo editoriale del 1990, poi al Settecento di Marco e Mattio quindi all’Ottocento e agli inizi del Novecento prima con Il Cigno nel 1993 e successivamente con Cuore di pietra, dove ricrea un’epopea della storia democratica dell’unità d’Italia fissando come protagonista una grande casa di Novara. Nei libri a cavallo del Duemila lo scrittore si è avvicinato al presente riscoprendo anche il genere del racconto, soprattutto con La morte di Marx e altri racconti del 2006 e L'italiano dell'anno successivo, prima del ritorno al romanzo fondato sulla storia con Le due chiese, del 2010, anno in cui, alla vigilia dei settant'anni, ha dato alle stampa un'autobiografia in forma di intervista, Un nulla pieno di storie. Interventi militanti di Vassalli sono stati pubblicati sui quotidiani "La Repubblica", “La Stampa” e "Corriere della Sera". Nel maggio 2015 ha ottenuto la candidatura ufficiale dall'accademia svedese al premio Nobel per la Letteratura.


Novembre / Dicembre 2019

Londra, 1815. È una fredda alba invernale, quando Lady Annabella Noel Milbanke, moglie di George Gordon, sesto barone di Byron, il poeta idolatrato da molti e detestato da altri quale «sinistro rappresentante della corrotta società londinese», si reca nella nursery dove dorme Ada, la figlia nata soltanto da sette mesi. In silenzio, afferra la piccola, la imbacucca contro il freddo e la stringe a sé, per raggiungere insieme la carrozza che le attende in giardino.

A tarda sera, madre e figlia sono a Kirkby Mallory, nel Leicestershire, nella tenuta ereditata dai Noel Milbanke, lontano dall’elegante dimora di Piccadilly Terrace, dove la giovane nobildonna ha vissuto accanto a un uomo tanto geniale quanto sadico e crudele.

Lady e Lord Noel Milbanke, i genitori di Annabella, si industriano subito per una tacita separazione legale della figlia dall’illustre poeta. La pubblicazione, però, da parte di Byron, di due poesie sulla separazione, Addio del poeta a sua moglie e Saggio satirico, rende la vicenda pubblica suscitando grande scandalo nella società londinese.

Determinata a tenere lontana dalla figura e dal mondo del padre la piccola Ada, Annabella bandisce fiabe e fantasia dall’infanzia della figlia, e le offre un’educazione rigorosa fondata sulla matematica e la scienza. Qualsiasi stimolante scintilla di immaginazione – o peggio ancora, passione o poesia – viene prontamente estinta.

Ada cresce, perciò, mostrando una sorprendente attitudine per la matematica e lo studio di tutto ciò che è meccanico. Un talento che, nel 1833, durante un ricevimento a casa di Richard Copley, la porta a fare la conoscenza

di Charles Babbage, inventore della macchina differenziale. Ada rimane affascinata dall’universalità delle idee dell’uomo. Anche Babbage resta, tuttavia, colpito dall’intelligenza di Adae dalle sue abilità matematiche. La chiama «l’Incantatrice dei numeri» e la introduce in un mondo dove il genio viene celebrato e l’immaginazione incoraggiata, e non guardata con paura, come un incendio da spegnere prima che distrugga l’intero villaggio.

Con una prosa fluida ed elegante, Jennifer Chiaverini rende un sentito omaggio a una delle pioniere dell’informatica, una donna visionaria che ha lottato per la propria indipendenza e il riconoscimento delle proprie idee.

L'autrice: Jennifer Chiaverini

Jennifer Chiaverini insegna scrittura alla Pennsylvania State University e all’Edgewood College.

E' autrice di numerose historical novels pubblicate dal New York Times, della fortunata serie Elm Creek Quilts come anche dei temi ornamentali per quilt ispirati ai racconti.

Il suo libro di maggior successo è 'L'incantatrice dei numeri', che narra di Ada Byron King, la prima programmatrice di computer.

 


Settembre / Ottobre 2019

La solitudine dei numeri primi è il primo romanzo di Paolo Giordano.

Edito da Mondadori, ha ricevuto i Premi Strega e Campiello opera prima 2008.

 

Romanzo di formazione, narra le vite parallele di Alice e Mattia attraverso le vicende spesso dolorose che ne segnano l'infanzia, l'adolescenza e l'età adulta.

Il romanzo racconta la storia di due persone, entrambe torinesi, Alice Della Rocca e Mattia Balossino, le cui vite vengono gravemente segnate da vicende accadute nella loro infanzia. 

Alice viene presentata come una bambina di sette anni che, pur odiando la scuola di sci e non mostrando alcuna attitudine particolare per tale sport, viene costretta a frequentarne un corso dal padre, che nutre grandi aspettative nei suoi confronti. Una mattina, Alice si separa dal resto del gruppo e, nel tentativo di tornare a valle, finisce in un dirupo rimanendo gravemente ferita. La ragazzina rimarrà zoppa per il resto della vita.

Mattia è un bambino dotato di un enorme intelletto, al contrario della gemella Michela che invece è affetta da una grave forma di ritardo mentale. Isolato dal resto dei coetanei per via della sua "scomoda" sorella, Mattia vive la propria infanzia in solitudine. Poi, un giorno, per poter partecipare alla festa di compleanno di un compagno di classe, lascia la sorella in un parco, pensando di andarla a riprendere più tardi. Ma al suo ritorno Michela è scomparsa, forse annegata nel vicino fiumiciattolo, sebbene le numerose ricerche in seguito non abbiano portato a nulla.

Alice e Mattia stringono un'amicizia particolare: ciascuno svolge la propria esistenza autonomamente, ma ogni volta tornano a cercarsi. Continuano a frequentarsi anche dopo il liceo, quando Mattia si iscrive a matematica e Alice sviluppa la propria passione per la fotografia. Nonostante la profonda amicizia che li lega non riescono a superare il muro di solitudine che li separa.

I due ragazzi sono infatti paragonati a due numeri primi gemelli (numeri primi solitari ed isolati, ma vicinissimi fra loro, poiché separati da un solo numero): accomunati dalle stesse particolarità, attratti l'uno verso l'altra, non riescono mai ad unirsi, perché divisi da un invalicabile ostacolo.

L'autore: Paolo Giordano

 

Paolo Giordano è nato e vive a Torino. Dopo aver conseguito con lode la laurea specialistica in fisica delle interazioni fondamentali presso l'Università di Torino, ha conseguito il dottorato in fisica teorica nel 2010.

È autore del romanzo La solitudine dei numeri primi, che gli ha consentito, a soli 26 anni, di diventare il più giovane scrittore ad aver vinto il Premio Strega.

La solitudine dei numeri primi è il libro più venduto in Italia nel 2008, con più di un milione di copie acquistate. Ha pubblicato il racconto La pinna caudale in uno speciale dedicato ai «Non ancora trentenni», agli autori nati negli anni ottanta.

Il 12 giugno 2008, al VII Festival delle Letterature di Roma, ha presentato il racconto inedito Vitto in the box.[28]

Dopo aver visitato nel 2006 un progetto di Medici Senza Frontiere a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, nel quale l'organizzazione assiste i malati di AIDS e le prostitute del quartiere Masina, ha scritto il racconto Mundele (il bianco),  pubblicato nel novembre del 2008 nell'antologia Mondi al limite. 

Nella seconda serata del Festival di Sanremo 2009, il 18 febbraio 2009, una sua lettera scritta per l'occasione viene letta dall'attore Alessandro Haber.

Nell'ottobre 2012 Giordano pubblica il nuovo libro, dal titolo Il corpo umano. Il romanzo viene promosso con una serie di reading teatrali in tutta Italia con le musiche originali suonate dal vivo dal duo PLUS (MinusAndPlus), tra gli ospiti sul palco in alcuni teatri anche Alba Rohrwacher.

Il film

 

Il10 settembre 2010 è uscito l'omonimo film tratto dal romanzo, coprodotto dalla Offside di Mario Gianani e dalla francese Les Films des Tournelles, con il supporto della Film Commission Torino Piemonte. La pellicola, le cui riprese erano iniziate nell'autunno 2009,è diretta da Saverio Costanzo, curatore della sceneggiatura assieme allo stesso Giordano; nel cast, Alba Rohrwacher nella parte di Alice, Luca Marinelli in quella di Mattia e Isabella Rossellini in una parte minore: Adele, la madre di quest'ultimo. Il film, come la vicenda del libro, è ambientato a Torino. La colonna sonora è stata affidata a Mike Patton e Brando Lupi.

 

 


Aprile / Maggio 2019

Kitchen è il primo romanzo scritto dall'autrice giapponese Banana Yoshimoto nel 1988 e tradotto in italiano in prima traduzione mondiale nel 1991.

Il romanzo è diviso in due parti, Kitchen e Plenilunio (Kitchen 2). Il titolo del romanzo deriva dall'ossessione della protagonista per la cucina. Il romanzo tratta della perdita della famiglia, e della possibilità di ricostruirsene una, scegliendola. Ma non si pensi alla famiglia tradizionale: Mikage (la protagonista) sceglie di vivere in una famiglia dove la madre è in realtà il padre. 

Il romanzo ha riscosso un grande successo grazie soprattutto allo stile giovanile e fresco della Yoshimoto, ispirato ai manga (più precisamente allo shōjo manga).

La protagonista, una ragazza, perde l'unica persona che ha al mondo, la nonna; allora si rifugia nel cuore della casa, la cucina, dove vegeta senza nutrirsi. Quando un suo compagno di scuola e sua madre la invitano a stare nella loro bella casa, dimostra ancora la sua passione per la cucina che rappresenta per lei il luogo dove si prepara il cibo, risorsa basilare della vita, e ci si riunisce per consumarlo. Questa stanza bella e funzionale rispecchia la serenità delle persone che la abitano. Così riprende a mangiare e a vivere.

Banana tocca diversi temi: la solitudine, il cibo come risorsa e arte, la transessualità e la morte, quello che è a lei più caro. L'autrice condisce la storia con quello stile lucido e triste e quella sensibilità che rendono ogni suo libro unico.

L'autrice: Banana Yoshimoto

 

Mahoko Yoshimoto, in arte Banana, è nata il 24 luglio 1964 a Tokyo. Suo padre, Takaaki Yoshimoto, è un famoso critico letterario e poeta di formazione marxista i cui lavori hanno influenzato profondamente i movimenti radicali studenteschi giapponesi degli anni ‘60. L’infanzia di Mahoko è caratterizzata da una libertà molto superiore a quella delle sue coetanee dovuta principalmente alle idee politiche del padre. Dopo il diploma in arte e letteratura preso nel 1987 presso la Nihon University in Tokyo, Mahoko assume lo pseudonimo deliberatamente androgino di “Banana” ed inizia la carriera di scrittrice. Qualcuno ha supposto che la scelta del nome “Banana” sia legata alla passione dell’autrice per i fiori rossi del banano, pianta di cui tiene un esemplare nella casa di Tokyo, ma “Banana” è anche, e soprattutto, un nome che si pronuncia quasi ugualmente in tutte le lingue e si ricorda molto facilmente. Lei, intervistata sull’argomento, ha risposto semplicemente di averlo scelto perchè... è carino. 

I primi tempi non sono molto facili, Mahoko lavora come cameriera in un golf-club e nelle pause del lavoro abbozza i suoi racconti sui tavolini del caffè del club. L’attesa è però breve e già nel 1988, con la pubblicazione di “Kitchen” (oggi tradotto in venti lingue), il nome di Banana Yoshimoto balza agli onori della critica letteraria. Per questo romanzo d’esordio, infatti, le viene assegnato il premio Kaien per gli scrittori esordienti nel Novembre 1987 e, successivamente, il premio letterario Izumi Kyoka nel Gennaio 1988.  La semplicità, almeno apparente, dello stile viene compensata dalla forte carica polemica (e politica) e dai temi, anche scabrosi, che vengono affrontati con la massima disinvoltura. A quasi vent’anni dall’esordio letterario Banana Yoshimoto ha recentemente dichiarato di essere oggi interessata a nuovi argomenti, come l’esoterismo e l’humor nero, ha avvisato i lettori di tenersi pronti per qualcosa di veramente nuovo e non ha nascosto di aspirare al premio Nobel... (Marco R. Capelli)

Curiosità:

- Il padre Takaaki è anche autore di un saggio su sua figlia intitolato "Yoshimoto Takaaki X Yoshimoto Banana".

- "Kitchen" è in realtà costituito da tre romanzi brevi, tra i quali "Moonlight Shadow" che è in assoluto il primo romanzo scritto da Banana Yoshimoto, essendo stato presentato come saggio di laurea nel 1987.

- I suoi registi preferiti sono Dario Argento e Nanni Moretti, che definisce, in un'intervista, "serio ma comico allo stesso tempo".

- Gli scrittori stranieri che preferisce sono Isaac B. Singer, Truman Capote e David H. Lawrence; il suo scrittore giapponese preferito è Marakami Ryu (autore di "Blu quasi trasparente"); il libro del cuore è "Cime tempestose" di Emily Bronte.

- La versione in inglese del suo libro Lucertola è stata dedicata alla memoria del defunto cantante rock Kurt Cobain. 

- Anche la sorella di Banana, Haruno Yoiko, è un personaggio pubblico in giappone. E’ infatti famosa per la sua attività di disegnatrice di cartoni animati.


Febbraio/Marzo 2019

Flavio Caroli è uno storico dell’arte dalle indiscusse capacità narrative. In questo saggio che diventa un romanzo, dialoga con un’amica di lunga data accompagnandola per quindici weekend e mezzo alla scoperta di grandi artisti, monumenti universalmente noti e gioielli nascosti nei luoghi nevralgici dell’arte italiana. Passeggiando per le vie dei centri storici o raggiungendo musei fuoriporta, ci presenta in un racconto ricco di immagini protagonisti come Andrea Mantegna, che si può incontrare nella basilica di Sant’Andrea, a Mantova, non solo attraverso le sue opere ma anche sotto forma di un busto scolpito posto nella Cappella funeraria. A Venezia, dopo una sosta allo storico Harry’s Bar, ci propone l’incontro con Giovanni Bellini alle Gallerie dell’Accademia. Ai grandi artisti e alle loro imprescindibili opere affianca aneddoti poco noti, come l’importanza della Cascina Pozzobonelli di Milano, senza la quale il Castello Sforzesco non sarebbe come lo vediamo oggi. Un graffito presente nel portico mostra infatti l’aspetto originario del castello, con la Torre del Filarete, crollata nel 1521: fu su questa immagine che l’architetto Luca Beltrami si basò per ricostruire la torre fra il 1892 e il 1905.

Un percorso nella storia dell’arte che si fa via via racconto personale: «Ricordi quando io ero poco più che un ragazzo, e tu mi sgridavi perché – a tuo dire – perdevo tempo con gli artisti, invece di occuparmi di te?». Oggi le opere di alcuni di quegli artisti, gli avanguardisti degli anni Sessanta appartenenti alla corrente dell’Arte Povera, sono raccolte al Castello di Rivoli, cui dedicare un ultimo, mezzo weekend.

La felice penna di Flavio Caroli ci indica la via per comprendere appieno il patrimonio artistico italiano, nella convinzione che i capolavori sono il riassunto dei pensieri più profondi di un’epoca storica, e costituiscono «l’apertura visionaria verso il tempo che verrà».

L'autore: Flavio Caroli

 

Dopo studi classici, si è laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bologna, e in questo Ateneo, dopo la Specializzazione in Storia dell’Arte, ha iniziato la carriera accademica. È ordinario di Storia dell’Arte Moderna presso il Politecnico di Milano. Storico dell’arte moderna e contemporanea, nel corso degli anni ha indirizzato, in particolare, le proprie ricerche all’indagine della linea introspettiva che caratterizza l’arte occidentale, ricerche ampliatesi nello studio del confronto con le altre tradizioni figurative (ebraica, islamica, indiana, cinese, giapponese...). Su questi temi ha organizzato molte mostre e pubblicato numerosi volumi, quali Lorenzo Lotto e la nascita della psicologia moderna l’astrazione determinataPrimitivismo e Cubismo; La Politica dell’Arte; I Capolavori parlano. Cinque secoli di pittura moderna; Anni Ottanta (1985);  La Pittura Contemporanea dal Romanticismo alla Pop Art ; Leonardo, Studi di Fisiognomica; Storia della Fisiognomica. Arte e Psicologia da Leonardo a Freud; L’Anima e il Volto, Ritratto e Fisiognomica da  Leonardo a Bacon; L’Arte della Libertà; Arte d’Oriente, Arte d’Occidente; Tutti i volti dell’Arte; Il volto e l'anima della natura  La storia dell'arte. 

 


Dicembre 2018/Gennaio 2019

 

Rob è un trentacinquenne che possiede un negozio di vinili in una Londra in fermento degli anni ’90, ed è stato appena lasciato dalla donna con cui viveva, forse proprio per il modo infantile di affrontare le sue giornate.

Alta fedeltà si apre con la descrizione delle cinque fregature peggiori ricevute dalle donne e prosegue con il racconto di vari eventi che si sonno succeduti e restano impigliati nella sua memoria grazie ad un sottofondo di canzoni che fa da colonna sonora alle sue giornate. Rob, infatti, riesce a cogliere le sfumature del tempo che passa e delle emozioni che gli piombano addosso, solo attraverso la musica.

Rob non riesce a escludere le hit dalla sua vita, è come se desse un senso alle cose, agli incontri, agli addii e ai ricordi, solo inquadrando la realtà in queste classifiche che danno stabilità e fissità al tempo che passa.

L’abbandono da parte della compagnia lo pone dinanzi a se stesso. Riflettendo in una casa ormai vuota e nello sgabuzzino del suo negozio di dischi, Rob cerca di capire quale sia il passo giusto da fare; ormai al bivio, deve capire se fare la scelta di diventare uomo o rimanere l’eterno bambino che non vuole prendersi le sue responsabilità.

Il protagonisti di Alta fedeltà è insoddisfatto della propria vita, ha bisogno di una svolta, di una certezza che gli dia stabilità, quell’equilibrio e quell’appiglio che solo la musica riesce a dargli. Ma contemporaneamente rimane legato alla bellezza e all’estasi che hanno suscitato le sue prime volte: il primo bacio, la prima volta che ha fatto l’amore, il primo disco comprato. E non riesce a staccarsi dall’idea di quel che era, di quel che è stato. In fondo non ha voglia di diventare un adulto, ma non può più continuare a giocare a fare il bambino e cerca di fare la cosa giusta.

 

L'autore: Nick Hornby

 

Nick Hornby, scrittore, nasce il 17 aprile del 1957 a Redhill, in Gran Bretagna. Comincia a lavorare come insegnante, per poi dedicarsi all'attività giornalistica da freelance e diventare, infine, romanziere. Raggiunge la fama a 35 anni, nel 1992, quando pubblica il libro autobiografico "Fever Pitch" (titolo italiano: "Febbre a 90°"), che racconta le sue peripezie da tifoso dell'Arsenal.

Nel 1995 dà alle stampe "High Fidelity" (titolo italiano: "Alta fedeltà"), cui fanno seguito "About a Boy" e "How to Be Good" , usciti rispettivamente nel 1998 e nel 2001. Dopo avere curato un'antologia di racconti intitolata "Speaking with the Angel" e avere scritto "Not a  star", nel 2001 Nick Hornby cura un'antologia di articoli riguardanti il mondo della musica, "Da Capo Best Music Writing 2001".

Nel 2005  Nick Hornby scrive "A Long Way Down" (titolo italiano: "Non buttiamoci giù"), per poi raccogliere - l'anno seguente - le sue recensioni letterarie nel volume "The complete polysyllabic spree" (titolo italiano: "Una vita da lettore").

Nel 2006, in occasione dei campionati mondiali di calcio che si svolgono in Germania, cura "Il mio anno preferito", una raccolta di racconti sul pallone con storie di vari autori. Due anni più tardi pubblica "Slam" (titolo italiano: "Tutto per una ragazza"), romanzo vincitore dell'ALA Best Books for Young Adults che ha come protagonista Sam Jones, un ragazzo di quindici anni appassionato di skateboard, e "Shakespeare Wrote for Money" (titolo italiano: "Shakespeare scriveva per soldi"), altra raccolta di articoli comparsi su "The Believer".

 

L'anno successivo scrive "Juliet, Naked" (titolo italiano: "Tutta un'altra musica"), mentre nel 2010 si cimenta per la prima volta nella scrittura di una sceneggiatura cinematografica per il film "An Education".

Il film

 

Dal best seller di Nick Hornby. Stephen Frears non delude mai. Sa narrare, sa rappresentare, ha i toni giusti per il decennio. Un riferimento importante e rasserenante del cinema. Cusack gestisce un negozio di musica con due fuori di testa. Ha una vita sentimentale complicata: è stato sistematicamente abbandonato dalle donne e viene lasciato anche dall'ultima. Cerca di capire il perché e di riconquistare la compagna. Alla fine ci riesce così come riesce a produrre un disco per uno dei suoi commessi (Black) che rivela davvero un grande talento di cantante. 

Uso importante del testo fuori campo dello scrittore, che è sempre un valore aggiunto. Ironia, leggerezza, umorismo, amore umanità e lieto fine. Fa piacere ogni tanto incontrare un film come questo, che brilla di doti vere, non di orpelli o trucchi, o effetti speciali. E Cusack è sempre più bravo


Ottobre/Novembre 2018

 

                                                                                <<Un romanzo capace di rimettere in prospettiva un'intera epoca e di ricostruire,                                                         dal basso della "strada", il cuore oscuro di quindici anni di eventi che hanno                                                                cambiato per sempre Roma, l'Italia e ciascuno di noi».   

                                                   Wu Ming

 

 

Un'organizzazione nascente, spietata e sanguinaria, dalle periferie cerca la conquista del cielo. Tre giovani eroi maledetti, che hanno un sogno ingenuo e terribile. Un poliziotto molto deciso, un coro di malavitosi, giocatori d'azzardo, criminologi, giornalisti, giudici, cantanti, mafiosi, insieme a pezzi deviati del potere e terroristi neri. E il piú esclusivo bordello in città. Una storia epica, di straordinaria potenza. Il primo grande romanzo dell'Italia criminale.

 

 

L'autore: Giancarlo De Cataldo

 

Giancarlo De Cataldo è nato a Taranto e vive a Roma. Per Einaudi Stile libero ha pubblicato: Teneri assassini (2000); Romanzo criminale (2002 e 2013); Nero come il cuore (2006, il suo romanzo di esordio); Nelle mani giuste (2007); Onora il padre. Quarto comandamento (2008) ; Il padre e lo straniero (2010); con Mimmo Rafele, La forma della paura (2009);Trilogia criminale (2009); I Traditori (2010); con Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, Giudici (2011); Io sono il Libanese (2012 e 2013); con Massimo Carlotto e Gianrico Carofiglio, Cocaina (2013); Giochi criminali (2014, con Maurizio de Giovanni, Diego De Silva e Carlo Lucarelli); Nell'ombra e nella luce (2014); con Carlo Bonini, Suburra (ultima edizione, SL 2017) e La notte di Roma(2015); con Steve Della Casa e Giordano Saviotti, la graphic novel Acido fenico (2016); nel 2018 ha pubblicato L'agente del caos. Ha curato le antologie Crimini (2005) e Crimini italiani (2008). Suoi racconti compaiono anche nelle antologie The Dark Side (2006) e Omissis (2007). Dopo la fortunata versione cinematografica di Michele Placido, tra il 2008 e il 2009 Sky ha mandato in onda una serie tv ispirata a Romanzo criminale.

Il film

 

Diretto da Michele Placido nel 2005, Romanzo Criminale è l'adattamento cinematografico del libro di De Cataldo.

Il film ha conquistato ben 8 David di Donatello e cinque Nastri d'Argento.

La storia di Romanzo Criminale ruota intorno a tre giovani malavitosi, il Libanese (Pier Francesco Favino), il Freddo (Kim Rossi Stuart) e il Dandi (Claudio Santamaria), che hanno un sogno che li accomuna: quello di conquistare Roma. Per realizzarlo decidono di mettere insieme una banda criminale organizzata e feroce, sulle cui tracce finisce presto il giovane commissario Nicola Scialoja (Stefano Accorsi). Tra faide sanguinose, sequestri di persona, amori e sparatorie si svolgono le vicende di una delle organizzazioni criminali che hanno segnato la storia italiana. 

 

Il film di Michele Placido non è l'unico adattamento ispirato all'opera letteraria di Giancarlo De Cataldo. Nel 2008 infatti Cattleya e Sky Cinema hanno deciso di produrre e realizzare anche una serie televisiva composta da due stagioni andate in onda in prima visione su Sky Cinema 1. 

A ideare e dirigere Romanzo Criminale - La serie è il regista Stefano Sollima, autore anche di un'altra serie di successo come Gomorra e del film Suburra. Nel cast invece sono presenti sia molti giovani attori emergenti che altri già con una certa esperienza alle spalle. Tra i protagonisti principali troviamo Francesco Montanari, Vinicio Marchioni e Alessandro Roja. 

Romanzo Criminale - La serie è stata accolta positivamente sia dalla critica che dal pubblico ed è stata definita come una delle migliori serie mai realizzate in Italia. Giudizi positivi anche all'estero, dove ha ottenuto un grandissimo successo soprattutto in Francia, dove veniva trasmessa su Canal+. 


Aprile/Maggio 2018

La cucina italiana si è trasformata da cucina etnica "della mamma" a haute cuisine, diventando elemento di distinzione. Ma è il nutrirsi in sé che si è fatto negli ultimi anni fenomeno di culto, una pratica più discorsiva che gustativa, una perenne ed esasperante narrazione etica, politica, economica, ambientale, estetica, artistica. E la pasta ha finito per aggiungersi a quella lista di food indistinto e globalizzato che, astraendo i cibi dai loro contesti, li ha resi celebri, ma profondamente artificiosi. Una Babele che va dalla carne argentina a Singapore al sushi in Austria, dal Big Mac a Mosca al cappuccino sorbito a fine pasto.

 

 

A puntare il dito contro il trionfo del cibo in sé e per sé è l’antropologo Franco La Cecla, nel suo ultimo lavoro. 

"ll problema è che il cibo è stato decontestualizzato, dimenticando che esso ha valore per tutto il contesto che ha intorno. Il cibo è anzitutto convivialità, non esiste l’oggetto “piatto” da solo, ma sempre all’interno dei legami che le persone intrecciano attraverso il cibo sia a livello familiare che sociale. Soprattutto, poi, c’è un rapporto con la geografia dei posti, con i momenti, con le stagioni: invece è come se ci fosse un eccesso di morbosa attenzione al cibo in sé e una totale dimenticanza di quello che effettivamente il cibo è e di quello che diventa in quanto tramite di relazioni".

 

"Si sta perdendo anche l’idea che il cibo sia non solo ristorante o ristorazione di alto livello ma anche pranzo o cena popolari. E stiamo perdendo i luoghi, una delle grandi differenze culturali in Europa: i ristoranti stanno avendo la meglio sulle trattorie, posti dove si fa veramente la cultura della convivialità."

 

L'autore: Franco La Cecla

(Palermo, 1956) è un antropologo e architetto italiano. 

Già docente di Antropologia culturale presso la facoltà di Architettura di Venezia e alle università di Verona e Palermo, oltreché in università straniere quali la École des hautes études en sciences sociales di Parigi e la UC Berkeley, attualmente insegna Antropologia culturale all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e al Politecnico di Barcellona. Autore particolarmente curioso e attento alle problematiche della vita e della società contemporanea, ha scritto saggi di successo quali Perdersi. L'uomo senza ambiente, Lasciami. Ignoranza dei congedi, Non è cosa. Vita affettiva degli oggetti, La moda rende felici (per mezz'ora almeno), Contro l'architettura, edito da Bollati Boringhieri nel 2004, Il malinteso. Antropologia dell'incontro (Laterza, 2009).  Tra le sue pubblicazioni più recenti vanno citate: Ivan Illich e la sua eredità: tra fine della modernità e ombra del futuro (2013); Andare per la Sicilia dei greci (2015); Contro l'urbanistica (2015);  nel 2016, Babel food. Contro il cibo kultura e Elogio dell'Occidente; nel 2017, Restare nel posto sbagliato e Invertire la rotta! Ecologia e decrescita contro le politiche autoritarie, conversazione con S. Latouche su una concezione di progresso che non tiene conto dei limiti naturali e temporali della realtà.


Marzo 2018


E' un testo che si colloca nella riflessione generale sugli effetti della tecnologia. Numerosi sono i suggerimenti su come praticare il "contemplative computing", un approccio consapevole alla tecnologia digitale capace di procurare tanta noia ma anche benessere e felicità. 

 

Questo libro spiega come restare connessi senza rinunciare alla nostra intelligenza, capacità di attenzione e possibilità di vivere una vita vera.

 

L'autore pone una questione cruciale per il nostro tempo: "E' possibile riprendere possesso della propria vita in un'epoca frenetica e piena di distrazioni?". Alex Soojung-Kim Pang, noto guru tecnologico di Stanford, ne è convinto. Dipendenza digitale è denso di studi, ricerche di grande interesse e conclusioni illuminanti perché la questione in gioco è come connettersi senza disconnettere il cervello.

 

Utile per chi è patito della tecnologia o ne è dipendente, per chiunque voglia star bene nel nostro mondo tecnologico, e per amici e familiari, che di solito sono i primi a capire se una persona ha bisogno di essere aiutata.

 

L'autore: Alex Soojung-Kim Pang

E' stato fondatore della Restful Company, azienda consulente della Silicon Valley e ricercatore alla Stanford University.


Febbraio 2018

Una strada coperta di neve, un’auto che perde il controllo e va a sbattere. Alla guida il vecchio Ira, che ora è incastrato, ferito, intirizzito dal gelo e solo. Il dolore lo immobilizza e rimanere cosciente è uno sforzo indicibile, almeno fino a quando davanti ai suoi occhi prende forma una figura, prima indistinta e poi più nitida: è l’immagine dell’amatissima moglie Ruth morta, che gli darà la forza per continuare a vivere.

 

Parallelamente alla storia di Ira si sviluppa quella di Sophia che si innamora di Luke, un campione di rodeo  Luke però potrebbe morire ogni volta che monta un toro per un incidente alla testa occorsogli proprio durante una competizione.  Il ragazzo alla fine  decide di abbandonare il rodeo, mettendo però in pericolo il suo futuro, in quanto il ranch era stato ipotecato dalla madre per coprire le spese sanitarie per la sua riabilitazione dopo l'incidente. Un inaspettato assegno permetterà a Luke di risanare i debiti. Ira e Ruth, Sophia e Luke, non potrebbero essere due coppie più diverse, eppure il futuro le farà incontrare, nel più inaspettato dei modi.

 

Critica letteraria

di Melissa Radice, 15.05.2014

La tematica principale è quella dell’amore: l’autore riesce a districarsi perfettamente tra voci e generazioni tanto diverse, tra presente e passato, gioventù e vecchiaia.

Lo stile di scrittura del romanzo è chiaro e scorrevole come il lessico. L’autore offre ampio spazio a dialoghi e brevi monologhi e punta sempre all'anima dei lettori.

La struttura del racconto, nonostante i vari flashback, scorre senza problemi.

L’autore, inoltre, è talmente bravo nella descrizione di ambienti e personaggi da permettere a chiunque di costruirsi l'immagine mentale di ciò che sta leggendo e vivere le storie raccontate come se fossero sue.

Due vicende apparentemente lontane che finiranno per incrociarsi per le strane e misteriose strade della vita, in un epilogo struggente, rispetto al quale, come accaduto per la sottoscritta, non si può fare a meno di emozionarsi.

E se questa può essere considerata una costante per chi legge i romanzi di Nicholas Sparks, ritengo che questo libro, pur non essendo oggettivamente uno dei suoi romanzi migliori, in termini di poesia e passione riesce comunque a regalare autentici picchi di emozione.

 

L'autore: Nicholas Sparks

E' nato a Omaha, in Nebraska, il 31 dicembre 1965.  Dopo aver frequentato la Bella Vista High School, Sparks ha proseguito gli studi alla University of Notre Dame, nell'Indiana, grazie anche a una borsa di studio ottenuta per i suoi meriti sportivi. Nel 1988 si laurea con lode.

Inizia ad amare la scrittura molto presto. Secondo lo stesso autore, l'ispirazione gli arrivò a 19 anni, dopo dopo un'osservazione che gli mosse sua madre: “Il problema è che sei troppo annoiato”, disse la donna, “devi trovare qualcosa da fare. Scrivi un libro.

Scrive il suo primo romanzo quando è ancora uno studente, nel 1985: si intitola The Passing, ma non è mai stato pubblicato. L'esordio sugli scaffali delle librerie arriva nel 1990, con il libro per ragazzi Il bambino che imparò a colorare il buio, ma il vero successo arriva nel 1996, grazie a Le pagine della nostra vita, romanzo che diventa immediatamente un bestseller e che inaugura una brillante carriera.

Dal '96 a oggi Sparks ha all'attivo una ventina di opere che hanno ottenuto tutte grandi successi in termini di vendite. Il tema comune di tutti i suoi lavori è l'amore, quello più travolgente, profondo e duraturo e le trame dei suoi romanzi sono spesso state prese in prestito dal grande schermo in film di successo.

 

Cinema: dal libro di Sparks, nel 2015, è stato tratto l'omonimo film diretto da George Tillman Jr.

 

 



Gennaio 2018

... un eroe, Malaussène, che come lavoro fa il "capro espiatorio". Una famiglia disneyana, senza mamma e babbi, con fratellini geniali, sorelle sensitive, una "zia" maschio protettrice di vecchietti, ladri e travestiti brasiliani, una "zia" femmina supersexy, ritratto irresistibile del giornalismo alla "Actuelle", una misteriosa guardia notturna serba, un cane epilettico. Questa esilarante banda di personaggi indaga su una serie di oscuri attentati, sull'orrore nascosto nel Tempio del benessere, un Grande Magazzino dove scoppiano bombe tra i giocattoli, un Babbo Natale assassino aspetta la prossima vittima. 

 

Critica letteraria 

di Valeria Inguaggiato, 18.12.2013

 

Le brutture che si stanno consumando al Grande Magazzino vengono trasfigurate e esorcizzate dai racconti che, la sera, Benjamin fa alla nutrita banda dei fratelli e delle sorelle. Il racconto e il raccontare spazzano via ogni genere di preoccupazione sulla proprio sorte, sulla realtà opprimente. Le esplosioni tragiche vengono viste attraverso una lente fantastica, giocosa e il tutto diventa un’avventura. La parola prende vita e Benjamin ogni sera cura la propria famiglia con magnifiche lezioni di spensieratezza ........ La presentazione dell'intreccio non rende giustizia al romanzo, la cui forza sta soprattutto nella straordinaria capacità narrativa dell'autore, nel ritmo veloce della sua narrazione nelle innumerevoli sorprese che scandiscono la successione di eventi pieni di suspense. Pennac avrà come carta vincente, in questo romanzo e in tutta la saga, un inesauribile spirito inventivo.

L'autore: Daniel Pennac

Nato nel 1944 in una famiglia di militari di origini corse e provenzali, passa la sua infanzia in Africa, nel sud-est asiatico, in Europa e nella Francia meridionale.

 

Pessimo allievo, solo verso la fine del liceo ottiene buoni voti, quando un suo insegnante, nonostante la sua dislessia, comprende la sua passione per la scrittura e, al posto dei temi tradizionali, gli chiede di scrivere un romanzo a puntate, con cadenza settimanale.

Ottiene la laurea in lettere all'Università di Nizza nel 1968, diventando contemporaneamente insegnante e scrittore.

Inizia l'attività di scrittore con un pamphlet  (Le service militaire au service de qui?, 1973), in cui descrive la caserma come un luogo tribale, che poggia su tre grandi falsi miti: la maturità, l'uguaglianza e la virilità. In tale occasione, per non nuocere a suo padre, militare di carriera, assume lo pseudonimo Pennac, contrazione del suo cognome anagrafico Pennacchioni.

Successivamente, decide di scrivere racconti per bambini.

Scommettendo contro amici che lo ritenevano incapace di scrivere un romanzo giallo, nel 1985 pubblica Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres), primo libro del ciclo di Malaussène. Comincia così la fortunata serie di romanzi che girano attorno a Benjamin Malaussène, capro espiatorio di "professione" e alla sua inverosimile e multietnica famiglia.

Nel 1992, pubblica il saggio Come un romanzo, manifesto a favore della lettura.

Nel 1997 scrive Signori bambini da cui verrà tratto un film di Pierre Boutron.

Il 26 marzo 2013 è stato insignito della Laurea ad Honorem per il suo impegno nella pedagogia presso l'Università di Bologna

L'importante rivista statunitense di critica letteraria Watch and Listen, che pubblica, ogni dieci anni, la sua classifica dei 50 migliori libri di tutti i tempi, nella classifica 2013 pone la saga Malaussène di Pennac al primo posto con il 45% dei voti, davanti ai I tre moschettieri di Alexandre Dumas con il 31% e ad Harry Potter con il 12%.

Curiosità:  in Internet è possibile consultare l'omonima rivista letteraria.

Cinema: dal libro di Pennac, nel 2013, è stato tratto l'omonimo film francese diretto da Nicolas Bary.